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Vuoto mentale… forse fino a domani.

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Capita, a volte, nella vita di averlo. I fattori che intervengono, poi, sono i più disparati.
Per me è stato lei.
Lei. Accidenti nemmeno posso darle un nome.
Non posso nemmeno spiegare per potermi, un domani, ricordare. Per non ripetermi negli errori.
Lei… che ha saputo far scivolare nel baratro la mia professionalità, la mia creatività, rendendomi l’ombra emaciata di me stessa, incapace di rispondere anche alle domande più elementari.
Come può, un essere umano, avere questa forza, questa potenza, quando la stessa non è un esempio, non ha spessore di alcun genere? Solo la valenza della sua posizione: appena un gradino sopra la mia.

Ho subito, negli ultimi mesi, una sorta di mobbing. Ma non era l’azienda a muoversi contro di me quanto un singolo, anzi una singola. Una persona con un carattere decisamente più “robusto” del mio che, per estrazione e per natura propria, è decisamente mite. Una donna meschina e incapace di gestire le risorse umane. Di parte. O con lei o contro di lei.

Ho rischiato l’esaurimento nervoso. Lo stress professionale. Sono ancora a terra ma forse ho ancora la possibilità di riprendermi. Non è facile a trentotto anni rimettersi, per l’ennesima volta, in discussione. Ma da domani lei, fortunatamente, non ci sarà più e forse ritroverò un po’ di dignità.

La bontà del mio rapporto con Lele mi ha garantito il respiro. Ogni settimana per me è stata segnata da due periodi: il lavoro, la famiglia. La nostra casa è stata la mia oasi dove poter pensare ad altro, vivere di me stessa e delle mie capacità seppure, le stesse, compromesse dai cinque giorni di attività lavorativa.
Alzarsi la mattina e pensare con agonia e disperazione di dover cominciare un nuovo giorno mi ha portato addirittura, e non esagero, alla sofferenza fisica.

La pazienza che mi ha contraddistinta negli ultimi mesi è davvero arrivata a livelli estremi ma mi ha resa infelice. Quindi, più che di pazienza, si è trattato di passività.
E questa sono oggi.
Una passiva intristita che cerca di guardare con fiducia al futuro.
Ma da domani.

Così riuscirò a riprendere anche il mio percorso di coscienza sociale, di creatività e produttività, di presenza. Ho troppe cose da fare e da affrontare.

I miei figli che hanno vissuto novità e cambiamenti ma dei quali non sono stata in grado di parlare.
I miei genitori che, improvvisamente, li ho visti canuti e stanchi. Affaticati dai mali e dalla vita. Con terrore ho realizzato il tempo che è inclemente per tutti, anche per loro che sono sempre stati delle colonne portanti nella mia esistenza.
Il mio amico Gatto che ha sofferto di una forte infezione alle vie urinarie e, all’alba dei suoi quasi vent’anni, è debilitato e comincia ad essere piuttosto stanco.
Il mio dolce compagno che ha messo da parte la musica, forse troppo preso nell’assistere le mie ansie e i doveri di una nuova vita domestica.

Necessita guardare avanti. Ma non è facile quando qualcuno riesce a farti ricredere, giorno dopo giorno, sulle tue capacità di individuo, sulle certezze che in tanti anni hai cercato di costituire con forza, sulla tua autonomia di lavoro.

necessita.

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