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Quando l’amore supera ogni cosa. (PARTE PRIMA)

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Questo è stato un fine settimana davvero molto interessante. Ho imparato moltissimo, soprattutto sotto l’aspetto emotivo.

La cosa determinante di questo week end è stato il compleanno di Lele.
I festeggiamenti per il suo trentatreesimo compleanno sono iniziati dalla domenica precedente. Festeggiamenti familiari.
Importante, però, era questo viaggio a Roma, dove, insieme a nuovi amici, Lele sarebbe invecchiato fra sorrisi e pacche sulla spalla.
Anche venerdì avremmo dovuto festeggiare insieme ai nostri amici milanesi ma è saltato tutto perché mercoledì sera stavo malissimo, febbre inclusa, ed il giorno dopo mi sono ritrovata a casa, sotto una doppia imbottitura, con le ossa a pezzi, una tosse lancinante ed un senso grave di malessere.
Quindi i festeggiamenti venerini dopo sono stati rimandati a data da destinarsi poiché, Lele, molto comprensivo, ha evitato una strapazzata per me consapevole del fatto che il sabato mattina ci saremmo dovuti alzare alle cinque per andare in aeroporto.
Ad ogni modo venerdì ho lavorato e mi sono ripresa. Così, ho deciso all’ultimo minuto, dopo una giornata intensa e piena di lavoro, di incontrare, e conoscere, un amico bloggers che era a Milano da diversi giorni, con il quale si era instaurata una bella conoscenza virtuale e la curiosità di vedersi.
Di fatto ben poco sapevo di lui. Ho tentennato parecchio, per svariate motivazioni. Ho parlato a lungo di questa persona con Lele e con altri amici bloggers e, quando ormai la decisione di non vederlo si era fatta strada, con un colpo di coda finale, ho invertito la rotta, decidendo di cambiare idea. Lele avrebbe lavorato fino alle dieci e, visto che non aveva piacere d’incontrarlo ma non negava questa possibilità a me, ci siamo trovati e siamo andati a mangiare una piadina insieme in una rumorosa birreria di Milano. È stato interessante.
Nel rimettermi il giaccone per andare ognuno a casa propria, ho tirato fuori il mio cellulare. Dieci telefonate senza risposta, di cui sette del mio compagno. Una di Francesca con relativo sms di preoccupazione. Un messaggio in segreteria.
Ascolto. Lele angustiato e furibondo mi informa che ha chiuso la scuola prima. Ci saremmo visti a casa. Prendo coscienza di quanto successo e tutto il quadro della situazione prende colorazioni tetre.
Lele era molto in ansia per questo incontro. Piccola e spaurita e sempre fiduciosa delle persone, già vittima in passato di un incontro spiacevole con un signorino del mondo della chat, molti anni fa ho pianto e sofferto riversando le mie amarezze proprio su di lui. Non amarezze sentimentali, intendiamoci. Comunque. Lui tremava al pensiero che uno sconosciuto potesse farmi soffrire in qualche modo. Si è raccomandato affinchè l’incontro fosse in mezzo a tante persone. Che non mi creasse mai la condizione di disagio. Nel rispetto di me stessa, ma soprattutto per il grande rispetto che ho di Daniele, ho fatto in modo che fosse così. Certo che Lele, dal canto suo, nulla sapeva di quello che stesse capitando nelle due ore di buio. Telefonate inizialmente di preoccupazione, poi di terrore e alla fine di rabbia. Rabbia dovuta anche al fatto che aveva rinunciato ad una bella festa con tanti amici per potermi far riposare. Giustamente, perché, forse, al suo posto, sarei diventata una iena.
Mentre tornavo a casa, disperata, ho parlato con lui per spiegarmi, per tranquillizzarlo e per scusarmi della mia stupidità. Il telefono non l’ho sentito, per la confusione, e questo ha dato adito a cattive interpretazioni. Ancora, a casa, ho cercato di fare ammenda appellandomi al grande amore che mi lega a lui. Malgrado la sua rabbia si è placato ed è emersa solo la sua preoccupazione ed il terrore dei suoi pensieri nel vedermi disperata per qualcosa che sarebbe potuto succedermi. Mi sono sentita una bambina stupida e la vergogna ha preso il sopravvento. Stavo per buttare al vento un rapporto stupendo per un fraintendimento e per la mia leggerezza. Ma lui è davvero innamorato ed ha capito. Nel giro di due ore eravamo pronti con i bagagli e abbracciati nell’attesa che morfeo avviluppasse i nostri pensieri.

Sabato mattina siamo partiti. Tra me e Lele ancora l’emozione di due ragazzini innamorati che affrontano la loro avventura. Il viaggio è andato piuttosto bene e, all’aeroporto, Francesca ci aspettava felice e solare come non mai. Ci siamo abbracciati per qualche secondo, godendo della fisicità di quel momento, come se il tempo ci avesse tenuto distanti per anni. Solo un mese e rieccoci con la nostra grande amica. Chiacchiere sempre a fiume, sorrido al pensiero (come se non ci sentissimo mai?) e, dato che eravamo già d’accordo. ci siamo trovati con Medusa davanti all’ufficio di Francesca. Sabato mattina per lei è stato lavorativo. È una professionista e, di fronte alle difficoltà, è sempre presente. Fa bene il suo ruolo di manager e di persona responsabile.
Med ha dato una mano alla nostra amica a montare uno stand espositivo e poi, noi tre, ci siamo presi la mattinata per godere del quotidiano della famiglia Medusa.
Abbiamo raggiunto Penelope nel suo laboratorio.
Sorpresa! E che sorpresa. Un posto bellissimo, ordinatissimo, bianco e solare. Sono rimasta affascinata da ogni piccolo oggetto vi fosse all’interno del laboratorio. Affascinata dalle allieve di Penelope che lavoravano alacremente ai loro progetti, sotto la guida attenta della stessa. Dalle opere d’arte esposte in ogni angolo che esprimevano pazienza, laboriosità, cura e tantissimo amore. Sopresa dall’affabilità, dalla simpatia e dall’affetto con cui Penelope ci ha accolti. Nel lasciarla alle sue allieve ho desiderato di fermarmi lì, il quella luce e quel mondo intriso d’arte.
Si è unita a noi la piccola LPBell e per un paio d’ore siamo diventati tutt’uno con la loro famigliarità.
Ci siamo salutati con la promessa che l’indomani, domenica, avremmo festeggiato a pranzo all’Hard Rock Cafè di Roma, uno dei locali preferiti di Lele.

Tornare a casa di Francesca è un po’ come tornare a casa. Tutto è intimo, caldo. Ogni oggetto è diventato un pensiero, un ricordo a qualcosa e/o qualcuno. I suoi animaletti sono cari amici da abbracciare e coccolare. Ci guardiamo in giro felici e sistemiamo le nostre cose in camera, quella camera a cui la nostra amica ogni volta rinuncia per farci sentire come due regnanti. È davvero una splendia anfitriona. Sa davvero quali siano le buone maniere e non manco di sentirmi a disagio nel pensare ai suoi sacrifici per noi.
È già pomeriggio inoltrato. Andiamo a farci un giro necessario per ordinare la torta di Lele, che l’indomani sera servirà per festeggiare con tutti gli amici romani, mentre lui resta in casa con Francesco, il duca-conte, che finalmente ha fatto di nuovo la sua comparsa. Francesca dedica mezz’ora a sé stessa dalla parrucchiera e intanto io mi dedico a qualche acquisto.
Il programma prevede una cenetta tra pochi intimi, noi tre, Vanda e Daria, a Frascati. Alla fraschetta, per la precisione. È da tempo che ci ripromettiamo di andarci.

(continua… non perdetevi la puntata alla Fraschetta… è bellissima!)

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