Credo che il sistema funzioni… ed ecco che crolla.
Credo che stia andando decisamente meglio in azienda… si diffonde il terrore che finisca male.
Il pessimismo, che fa parte della natura umana, ha il sopravvento.
La stanchezza dilania il corpo fino a rendere ogni cosa quasi insopportabile.
Continuo a sorridere.
Cammino a testa alta.
Analizzo i problemi.
Li affronto.
Non desisto.
Malgrado tutto quello che mi circonda ho oscillazioni d’umore così forti che a volte il mio sorriso mi appare quello di una stolta, la testa si accascia, i problemi sono immensi e mi do per vinta.
Mancano ancora quindici giorni.
Quindici intensissimi giorni di lavoro, doccia, cena, qualche pagina di un libro e riposo.
Ogni giorno sempre intenso, pieno di vita e questo mi da la forza di rincominciare ogni giorno con coraggio e con speranza… malgrado le illusioni, malgrado il pessimismo generale, malgrado il fastidio che diviene un bisogno impellente per giustificarsi.
Domani.
Ancora a lavoro. Pare non finire mai quest’ossessione.
Sono imprigionata in questa morsa che non mi abbandona da oltre 20 anni.
E per quanti anni ancora andrò avanti. Non è più una domanda. E’ solo un’affermazione disperata che non vede fine e non vede pace.
Ho bisogno di fermarmi e staccare la spina. Voglio staccarla. Anche se potrei sfruttare al meglio quei famosi quindici giorni. So che non mi basteranno ma, come ogni anno, me li farò bastare.
Guardo il fiume.
Non ho più nemmeno il tempo di sedermi ed aspettare.
Corro.
Insieme alla corrente. Che è meglio.
