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Una mail a… Enrico Letta

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Egregio dottor Letta,
mi permetto di scriverle per ringraziarla d’aver partecipato simpaticamente, la scorsa sera, alla trasmissione di P. Chiambretti e avermi dato l’occasione di conoscerla.

Malgrado sia sua coetanea, ho sempre vissuto la politica in modo distaccato ed annoiato, convinta, dunque, che la stessa fosse solo una questione di pochi.
Quei pochi di cui io mi fidavo, ovviamente.

Da non molto, però, per situazioni contingenti, che lei capirà meglio di me, è stato inevitabile aprire gli occhi ed iniziare a guardarsi intorno per capire meglio cosa stesse succedendo al nostro povero Paese ed alle regressioni sociali che si stavano affrontando.

Dal fastidio di non arrivare alla fine del mese.
All’ossessione di sentirsi incastrati e schiacciati dal potere politico e “militaresco”.
Alla mancanza d’informazione.
All’eccessivo accanimento mediatico sulla superficialità.
All’espressività televisiva estremista: dal linguaggio di basso livello, comprensibile a tutti, negli appuntamenti di scarso (per non dire alcuno) contenuto, ai programmi cosiddetti d’informazione dove gli ospiti appaiono noiosi e logorroici, spocchiosi e pieni di sè stessi, con la propensione alla dialettica complessa a beneficio di quei pochi che hanno potuto permettersi una formazione culturale più approfondita.
Non che sia necessario esprimersi come può aver fatto A. Pappalardo, dando il meglio di una televisione di stato in completo decadimento, ma almeno con un gergo più semplice ed accattivante, comprensibile anche a coloro che, al rientro dalla loro giornata lavorativa, hanno bisogno di impegnare un po’ meno il cervello ma di sapere, di conoscere sempre la verità.

Ed è proprio di verità che le voglio parlare.
Di conoscenza.
Lei, ieri sera, ha sopperito al ruolo giornalistico e d’informazione ma, soprattutto, d’approfondimento che nella televisione italiana è scarso, se non praticamente nullo, con semplicità e chiarezza dando esattamente l’idea precisa di gravità della situazione che stiamo vivendo.
Ha parlato di Berlusconi, senza la cupidigia tipica di chi desidera la denigrazione ma con l’equilibrio di chi fa un’analisi dell’operato dello stesso. Un veloce racconto di episodi che, a posteriori, messi insieme, hanno dato la netta impressione di quanto andremo ad affrontare nei prossimi mesi.
Non le nego che interiormente ho percepito l?amarezza dell?evidenza d?essere messi in ginocchio. Il gioco di un uomo che fa i suoi interessi, cosa ormai nota, ma che oggi li fa spudoratamente, senza nemmeno velare più le sue minacce, chiarendo molto bene le sue posizioni ed invitandoci ad assecondarlo per non affondare.
Non ci stupiremo, dunque, se a breve proprio lo stesso Berlusconi ci solleverà dalla crisi grazie alla sua, ora nota anche a me, influenza nonché amicizia con il signor Putin.

Seguire Markette, dunque, è un modo semplice per ampliare la visione ed andare oltre con il ragionamento. E’ la concessione, anche ai più discreti e meno forbiti, come me, della comprensione.
Un modo giusto per affrontare un Paese che si ritenga degno d’essere chiamato tale.
Perché, nonostante tutto, il Paese e lo Stato li facciamo noi.
Solo noi, insieme, siamo preposti a questo e sempre e solo noi abbiamo cercato una presenza così inquietante che ci rappresentasse. Noi… diciamo la maggioranza degli abitanti di questa nazione, che non mi sento di biasimare.

Mi sento di chiederle di continuare così. Le persone del suo calibro ci faranno risalire la china sia a livello socio-economico sia d’immagine internazionale.

Concludo salutandola cordialmente e facendo il tifo per lei confidando di poter avere, nel futuro, degli uomini (e donne naturalmente) del suo spessore, al quale affidare il nostro Paese e, perché no, le nostre vite affinchè che ci lascino condurre più serenamente le incombenze quotidiane fatte sì di gioie e di dolori ma di minori preoccupazioni.

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